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mercoledì 8 agosto 2012

Una fiaccola sul tetto del mondo... e di casa mia


Ogni volta mi lamento per delle settimane della pubblicità continua, dello strapotere di certe emittenti televisive, del giro imponente di soldi che si muove dietro una dannata manifestazione sportiva. Poi, fermo restando che continuo a trovare incredibilmente assurdo che una medaglia d’oro in Italia valga 120 mila euro, mentre in Germania ne vale 15 mila, visto e considerato lo squilibrio economico tra il nostro paese e quello di Madama Angela, che certo non gioca a nostro favore, o che una riga di miliardi ballino intorno ad un paio di scarpette od una cuffia, poi? Va a finire come al solito. Ogni volta passo i giorni precedenti nell’assoluto menefreghismo e poi?

E poi: mi scoppio la cerimonia d’inaugurazione dei giochi fino alle 2 del mattino, perché prima c’è Kenneth Branagh, poi aspetto la Queen che si auto-interpreta di fianco a Daniel Craig e poi dichiara aperti i giochi con la sua regale sintesi, poi la sfilata di tutte le nazioni, due donne per la prima volta per l’Arabia Saudita, ed infine non si può andare a dormire senza aver sentito sir Paul ed aver visto chi sarà l’ultimo tedoforo. (ndr: bella gioventù, ma ‘sti 7 fanciulli sono perfino riusciti ad allungare l’unica parte che è sempre stata veloce nella storia delle cerimonie d’ apertura: l’accensione del braciere).


E poi? Il fioretto, perché vinciamo. Poi il nuoto perché lo amo. Poi i tuffi perché mi ipnotizzano. Poi scopri che l’Italia alla prossima battaglia medievale non avrà rivali: come paese di mare, a nuotatori è un anno nero pece, ma tra chi spara, chi di fioretto colpisce e chi di arco lancia: andiamo fortissimi!
E poi? E poi, signore e signori: inizia la settimana regina. Quella dell’atletica. E sarà che sono figlia di un appassionato vero, o che in fondo mi sono appassionata anch’io. Beh qualunque cosa sia, sto lì, incollata alla tv, a stramaledire la scelta rai di certe riprese o il fatto che su 2000 ore di gare ne siano state comprate solo 200 di cui 50 probabilmente di ciclismo (che personalmente, mi perdoneranno i ciclofili, odio).
Vada come vada: io salto sul posto per una stoccata, urlo “Forza Tania” mentre alza i talloni sull’orlo del trampolino, batto le mani per Bolt e Asafa perché corrono con la stessa naturalezza con cui io mangerei un piatto di pasta, mi agito per i ginnasti che saltano o per la Zarina mentre l’asta si piega o per le ragazze del sincro quando emergono frazioni di secondo per riprender fiato ed esulto per Phelps perché il delfino come lo fa lui è un capolavoro.
Vada come vada, per me, come al solito, hanno già vinto.
Chi? Gli italiani? No. Gli inglesi? No. Allora i Russi o gli Americani o i Cinesi? No e No.
Le Olimpiadi.
Si, le Olimpiadi per l’universalità dello spirito olimpico, per i colori dei loro cinque cerchi, perché nonostante i casi di doping o i problemi, sembrano una parentesi quasi old fashion, quasi romantica dello sport, quasi pulita perché c’è davvero tanta bellezza in una manifestazione così.
Perché anche questa volta sono qui a guardarle.

Citius, altius, fortius!
cvd

2 commenti:

  1. Son d'accordo, le Olimpiadi, o meglio i Giochi olimpici come ho appreso con grande stupore qualche giorno fa da Sua Maestà Wikipedia, sono e sono sempre state una manifestazione spettacolare. A guardare bene c'è un po' tutto, lo sport per primo che riesce a diventare metafora perfetta dei vari aspetti della vita, dalla sfera intima di chi, appassionato olimpiomane come noi, si spara l'intero forcing televisivo dall'inizio alla fine, a quella "globale" dell'implicito, forte messaggio internazionalistico che i cinque cerchi da sempre veicolano.
    Ti dirò...addirittura godevo ancora di più quattro anni fa con quelle di Pechino perché per veder in diretta molte gare si era costretti a stare alzati la notte! Ma questi son sottili masochismi privati...

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  2. io ringrazio invece il fuso londinese: lo trovo perfetto!
    come londra, del resto... ma questo è proprio gusto personale :-)
    god save the queen! cvd

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