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sabato 15 settembre 2012

Qualcuno con cui correre


Una corsa sfrenata verso il destino che attende. Una vita che non ha tempo per l'ozio, forse non ne sente il bisogno. Un viaggio inizialmente spinto dal dovere, trasformatosi pagina dopo pagina in un qualcosa di necessario, se non indispensabile. Così inizia il romanzo di David Grossman e, per certi versi, così finisce. Una corsa verso ciò che desideriamo, anche se ancora non ne conosciamo la natura. Quanti di voi stanno già sorridendo a questa immagine così banale? E quanti di voi non si sono trovati almeno una volta in questa situazione? Ed è proprio questo il problema di Assaf, il giovane protagonista di questa bellissima storia ambientata in una moderna Gerusalemme. Cosa cerchiamo? Dove andiamo? Perché lo facciamo? Sono tutte domande che Assaf si pone continuamente, come ci si aspetta da un ragazzo di sedici anni. Ma ecco che una nuova strada si mostra davanti agli occhi sognanti di questo ragazzo così sensibile ma dallo spirito duro e forte come una roccia.

Qualcuno con cui correre non è solo la storia di Assaf. Il libro narra le vicende di Tamar, una bellissima ragazza tanto dolce quanto coraggiosa e determinata. Una ragazza che ha sofferto tanto nella vita, per la noncuranza dei genitori, per l'egoismo degli amici, per la fuga del fratello, e che non ha più lacrime da piangere ma, come lei stessa dice, ha solo un riso disilluso. Tamar ha una missione, pericolosa per una sedicenne. Ma una forza interiore la spinge e le fa raggiungere qualsiasi obiettivo lei si prefigga. Tamar ha una compagna speciale, la sua cagna Dinka, che non la abbandona mai, soprattutto nei momenti di difficoltà. Nel romanzo Dinka appare fin dalle prime pagine assieme ad Assaf. Qualche lettore comincerà a storcere il naso per quanto detto. "Ma come? Non lascia mai Tamar e mò sta con Assaf?". Ecco il motivo per cui il romanzo viene praticamente divorato dalla prima pagina all'ultima.

Non si tratta di una storia per ragazzini. Non vi aspettate storielle d'amore alla Moccia o teenager presi da problemi post-moderni in tipico stile occidentale. In questa folle corsa c'è lo spazio per molti temi importanti. Assaf e Tamar si troveranno catapultati in un mondo meschino, senza valori, egoista e spietato, dove le persone vengono sfruttate e dove manca il rispetto per l'essere umano. Schiavi della paura e della droga, corpi senz'anima si aggirano per Israele. In cambio riceveranno ciò che non hanno mai avuto: una casa, una famiglia. A volte anche una dose: è proprio la droga uno dei temi principale che Grossman mette in luce – chissà che non l'abbia fatto con un velato intento di critica. Regina delle droghe l'eroina, la spietata mietitrice. Ma nel buio c'è sempre qualche spiraglio di luce. Le vie d'uscita sono ovunque, basta cercarle.

Il libro di Grossman è una storia viva, cresce e si sviluppa insieme al lettore, tiene costantemente sulle spine e obbliga a sfogliare una pagina dopo l'altra. Nelle vie di Gerusalemme si incontreranno tanti personaggi favolosi, ognuno con qualcosa di importante da condividere. Aprire anziché chiudere è il vero senso della vita, non lasciarsi sopraffare dalla paura e dalla diffidenza, ma offrire sempre una possibilità alle persone, una chance per dimostrare il proprio valore. Ed è questo il senso della corsa. Bisogna fermarsi, anche spesso. Non si può mai sapere chi si incontra e quali favolose esperienze possiamo vivere. L'uomo non è nato per vivere da solo. In fondo, tutti abbiamo bisogno di qualcuno con cui correre.

                                                                                                                    Gabriele di Terlizzi

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