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domenica 6 maggio 2012

Che Carica...mento!

Genova. «Il nostro motto è voi pedalate e noi suoniamo». A parlare è il direttore della Banda di Piazza Caricamento, Davide Ferrari, durante il concerto organizzato venerdì 4 maggio al Teatro dell'Archivolto. «Il Ri-Ciclo Music non è solo un progetto che prevede l'alimentazione dell'impianto audio tramite l'energia dinamica prodotta dalle biciclette – prosegue Ferrari – ma l'obiettivo è anche di ricostruire strumenti con oggetti che si trovano per strada». Non è un caso che a un certo punto ci si accorge di un boccione dell'acqua utilizzato come percussione. In questo senso il termine Ri-Ciclo Music assume un doppio significato. A illustrare i risultati di questa invenzione è stato Hicham Lahyani, il co-responsabile del progetto, che tra un brano e l'altro trasmette un messaggio che viene letto davanti a tutta la platea: «Il consumo di questa sera è stato di 1 Chilowatt all'ora e le emissioni di CO2 sono pari a zero. Il teatro ringrazia per il risparmio». È l'obiettivo della Echo Art, ossia l'unione di musica ed ecologia.
Lo spettacolo è stato elettrizzante. Il pubblico finisce di prendere posto e le luci del teatro si spengono. Il sipario si apre e ciò che rivela il palco è curioso e, inevitabilmente, strano. Otto ciclisti, volontari del pubblico, sono in sella alle bici collegate all'impianto audio. Durante lo spettacolo i pedalatori si daranno il cambio con altre persone della platea, contribuendo a diffondere un grado di partecipazione collettiva molto elevato. La Banda di Piazza Caricamento fa il resto. E che resto!
Canto, ballo e musica. Ecco i tre segreti che svelano il successo di questo spettacolo. Il numero degli strumenti utilizzati non si può calcolare, passando dalla modernità della batteria alla tradizionalità del cajon, dal suono travolgente delle congas a quello psichedelico del thermin. I generi esplorati e ricercati non possono essere definiti. Sarebbe un'offesa al gruppo rinchiuderli in uno stile. La presenza all'interno del gruppo di ben dodici nazionalità differenti lascia intendere che anche la musica assumerà l'aspetto del multiculturalismo. Infatti le sensazioni suscitate sono diverse da canzone a canzone. Ogni singola esecuzione proietta un'immagine personale. Ora siamo in India e un minuto dopo ci ritroviamo in Marocco, passando dalla Grecia e riposando in Messico.
La conclusione è stata esplosiva con tutto il teatro in piedi a ballare. Si sa, il reggae difficilmente trattiene i muscoli del corpo, che si fanno prendere dal ritmo e lasciano scorrere quel senso di libertà nelle vene. Infine, come ultimo pezzo, la rivisitazione di "Rock the casbah" non ha lasciato scampo nemmeno per i più timorosi. All'uscita del teatro un inevitabile sorriso ci fa compagnia sulla via di casa. Ma anche molte riflessioni. La musica può unire le persone, la musica può far dimenticare le differenze, la musica può accompagnare mano nella mano in un nuovo mondo.

1 commento:

  1. Questo progetto rappresenta ciò di cui ORA il mondo ha bisogno: un ambiente pulito, l'integrazione fra i popoli e lo scambio culturale che sempre arrichisce. Chi ha partecipato a questo evento venerdì sera si è sicuramente arricchito!

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