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martedì 10 aprile 2012

Permesso a punti per gli immigrati: cosa c'è dietro?

Come si può facilmente  leggere sul sito  del Ministero dell'Interno ( http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione/accordo_di_integrazione/) dal 10 marzo di questo anno è entrato in vigore il nuovo permesso di soggiorno a punti per gli immigrati che intendono entrare in Italia per la prima volta. L'accordo di integrazione alla base di questo meccanismo stabilisce che gli stranieri di età superiore ai 16 anni e fino ai 65 dovranno, nell'arco di due anni, accumulare crediti per poter rimanere nel nostro Paese. Come? Mediante un esame di lingua italiana, lo studio dei principi fondamentali della Costituzione, la frequenza a corsi di educazione civica., l'affitto regolare o l'acquisto di una casa, lo svolgimento di attività economico-imprenditoriali, titoli di studio, onorificenze e attività di volontariato. Il libretto di profitto sarà invece decurtato in caso di reati, condanne penali e sanzioni pecuniarie. I crediti di partenza saranno 16 e, passati due anni, lo Sportello Unico per l'immigrazione effettuerà la verifica: se il punteggio sarà pari o superiore ai 30 crediti il permesso verrà rilasciato per una durata non inferiore ad un anno, diversamente sarà espulso. Chiaro e semplice no?

L'altra faccia della medaglia. Le obiezioni e punti critici di tale permesso di soggiorno a punti ovviamente non mancano. Innzanzitutto bisognerebbe assicurarsi che questo costituisca una reale integrazione dei migranti nel tessuto socio-economico nazionale. In seconda analisi il provvedimento tende ad avere un impatto puntivo e vessatorio ispirato, perlopiù, a una visione securitaria dell'immigrazione che guarda i soggetti coinvolti solo come necessaria e provvisoria forza lavoro. Come dimostra il fatto che il permesso a punti regolamenta l'età precisa del migrante. E' innegabile che l'immigrato offre evidenti vantaggi di tipo economico e sociale in quanto il suo rapporto di lavoro con la società di destinazione è legato da un sottile e subdolo gioco di ricatto. Altra osservazione. Se l'educazione civica è davvero così importante perché non darle nuova linfa nell'istruzione scolastica statale? E di getto: siamo così sicuri che i politici italiani che ci rappresentano conoscano i principi della Costituzione? E' altresì utile segnalare come i test di conoscenza della lingua italiana vengono già svolti nei CPT (Centri territoriali Permanenti); sarebbe pertanto necessario non sovrapporre le competenze e regolamentare con assoluta precisione le singole funzioni dei soggetti in campo. In conclusione le richieste di tale soggiorno a punti appaiono sproporzionate poiché è reale la difficoltà dei migranti a trovare un'occupazione regolare. Senza pensare alla reticenza dei proprietari degli immobili. Viene così alla luce l'inesistenza giuridica di moltissimi stranieri con la loro condizione virtuale di non-persone, collocati in un limbo da cui possono essere, da un momento all'altro, allontanati. Un limbo che, difficilmente, diventerà paradiso.

1 commento:

  1. prima ancora che d'integrazione, questo paese dovrebbe occuparsi di tolleranza e rispetto. i punti del ministero possono anche esser condivisi, quello che però non è accettabile è che affianco un bel bagaglio di crediti da accumulare non vengano però forniti i servizi necessari perchè ciò possa avvenire. oltre alle discutibili prese di posizione razziste di esponenti di quella che fino a poco tempo fa era la maggioranza di governo. la cultura dell'integrazione dovrebbe andare nei due sensi, e coinvolgere in primis anche noi italiani. Wilde

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