Camminare
nelle vie delle nostre città ci offre spunti d'arte a ogni angolo.
Precisamente su ogni muro. Basta avere l'occhio vigile e si notano
queste espressioni artistiche, o presunte tali. Stiamo parlando dei
murales. Alcuni sono davvero
irritanti. Ma in alcune vie, laddove il comune lascia il permesso di
"imbrattare" il muro a proprio piacimento, vengono create
delle vere e proprie opere d'arte. Graffiti che ritraggono i temi
attuali delle generazioni che li realizzano, come la musica, la
droga, la ribellione, la lotta alle autorità e così via. Spesso
l'oggetto di questi dipinti sono i personaggi che hanno segnato
un'epoca, passando da Bob Marley a De André, da Che Guevara al
celebre bacio tra Honecker e Brezenev. A volte vengono rappresentate
icone dei cartoni animati, vedi Goku di Dragon Ball. Su altri muri
non vengono disegnate figure, ma espressioni astratte ispirate dal
cuore e dalla mente creativa degli artisti di strada. Certo, quando
si vedono semplicemente le firme di questi writer,
il sangue ribolle dalla rabbia. Specie se queste vengono impresse
sulle mura degli edifici privati. Oppure se vengono segnati alcuni
palazzi storici delle nostre città. Per non parlare dei monumenti e
delle statue nelle piazze italiane.
Insomma,
questi writer attirano
più critiche che elogi. Certo, vedere degli scarabocchi sotto casa,
magari a due giorni dai lavori di ristrutturazione dell'edificio non
è proprio il massimo. Ma l'arte è un fiume in piena, non può
essere arginata e va espressa quando il cuore e l'ispirazione
prendono il sopravvento sulla ragione. A quel punto, si prendono gli
attrezzi del mestiere e si inizia a creare. O a scrivere cagate,
dipende dai punti di vista.
Ci
sono delle condizioni. Se si vuole condividere pensieri o, per i più
spavaldi, aforismi è necessaria la precisione, altrimenti si perde
il significato originale. E se non si conosce il messaggio nascosto
dietro a certe frasi, bisogna impegnarsi a non fare errori
grammaticali. I cosiddetti "strafalcioni". In verità sono
molto divertenti, ma allo stesso tempo molto deprimenti. Uno di
questi casi è quello illustrato nella foto. L'anonimo autore della
scritta avrebbe voluto scrivere il ritornello della canzone Where
is my mind, celebre canzone dei
Pixies che fa da colonna sonora al film Fight club.
Peccato che le scarse conoscenze della lingua inglese non gli abbiano
giovato, dato che il where
è diventato un were.
Purtroppo il muro non è una pagina di Word, per cui non si può
tornare indietro e aggiungere una H. Ma il nostro compositore non
poteva accorgersi di codesta svista, dato che era troppo impegnato
nel realizzare ciò che la sua mente immaginava. Appunto. La battuta
è troppo scontata, per non dire banale. Caro pittore, ma dov'era la
tua testa?