Milano
spara, Milano uccide. La morte di Massimiliano Spelta e Carolina
Ortiz Payano lunedì scorso ha segnato un punto di svolta per il
capoluogo lombardo. Certo, non è la prima volta che qualcuno viene
assassinato e non è il caso più eclatante, vedi la strage di piazza
Fontana. Ma un'esecuzione in pieno centro mancava nell'agenda nera
meneghina. Se aggiungiamo un coinvolgimento nel mondo della droga, il
quadro è anche fin troppo completo. Due assassini in sella a un
motorino, uno scende senza togliersi il casco, spara, risale e via.
Quante volte avete visto questa scena in televisione e nelle fiction
di basso spessore? Non abbiate paura di dire ad alta voce di chi è
la colpa. Non abbiate il timore di pronunciare la parola 'ndrangheta.
Forse Milano
alzerà la testa a questo punto. Guarderà negli occhi questa chimera
che per troppo tempo l'ha terrorizzata silenziosamente, come un cobra
che si muove lento nell'erba. A lungo i milanesi hanno vissuto
sottovalutando il problema, vivendo come se nulla fosse. E, forse,
ora ne pagano le conseguenze. Tutti conoscono il problema della
droga, la sua diffusione e il suo consumo. Non c'è milanese che non
conosca i luoghi in cui ottenere una busta di cocaina o un grammo di
fumo. Ma molti si sono illusi che fosse colpa dei “quattro
marocchini” nei parchetti della periferia, che per sopravvivere
spacciano roba che arriva direttamente dal loro paese. Ma quando mai?
È il controllo del territorio che ha rinforzato la 'ndrangheta. Non
c'è busta che si muova senza consenso. Non c'è pusher che spacci
senza previa autorizzazione. Non c'è zona di Milano senza copertura.
Ed è così che funziona da oltre trent'anni ormai.
Ma non lo
deve spiegare Carta di identi-libertà.
È da tempo ormai che si sanno queste cose. Se ne parla nei giornali,
in radio e in televisione. Più o meno. Ok, poco. Va bene, per
niente. Almeno finché non scappa il morto. Ma se proprio non volete
comprare un quotidiano, ci sono numerose associazioni che si
impegnano per informare i cittadini sui reati di mafia. Grazie al
coraggio dei loro componenti, spesso giovanissimi, tirano colpi
durissimi alla 'ndrangheta. Sono una voce che si oppone, che si
inorridisce e dice basta a questi soprusi. A volte il loro operato
può sembrare inutile, non tanto per la loro abilità, quanto per lo
scarso interesse che circonda queste associazioni. Le persone
preferiscono voltare lo sguardo verso qualcosa che li intrattenga
anziché informarsi, che li diverta invece che avvertirli. Ogni forma
di criminalità va affrontata e combattuta. Ma la mafia deve avere la
precedenza. La maggior parte dei mezzi della giustizia vanno
impegnati in questa direzione. L'esito non è sempre negativo, come
insegnano i processi Infinito e Lea Garofalo.
E nel frattempo la politica cosa fa? Niente, come al solito. Anzi,
parla. Dichiarazioni su dichiarazioni. Pdl e Lega sono partiti
all'attacco, definendo il progetto di Pisapia un fallimento e
ritenendo immediatamente necessarie le sue dimissioni. Certamente il
primo cittadino milanese doveva rendersi conto di non vivere a Utopia
quando scelse di togliere i militari dalle strade. Ma non si combatte
così la mafia. L'utilizzo delle forze armate servono a rincuorare e
distrarre i cittadini, ma ciò non vieta alla 'ndrangheta di
smerciare quintali di droga nelle vie della città – e in tutta
Italia. A prescindere dalle scelte di Pisapia, che ha comunque il
merito di aver istituito la prima Commissione antimafia a Milano, Pdl
e Lega non possono di certo permettersi il lusso di criticare
l'operato della giunta attuale. Per vent'anni il centro destra ha
regnato incontrastato a Milano. Letizia Moratti ha negato fino
all'ultimo la presenza della mafia nel capoluogo lombardo. Quasi per
coincidenza, vennero offerti al “pubblico” chilometri quadrati di
terreno edificabile su cui costruire anni e anni di profitto. Palazzi
di vetro maestosi e interi quartieri costruiti da zero che
difficilmente verranno terminati per l'Expo del 2015. Per non
parlare poi dell'incapacità della regione, dove il “Celeste”
Formigoni deve difendersi dalle accuse sulla sue vacanze pagate da
chissà chi. E non consideriamo minimamente l'importanza della
provincia. Quando si parla di mafia, tutti i colori politici sono
complici e colpevoli. La 'ndrangheta sta trattando Milano come il
lupo con l'agnello: la sta spolpando.
Che fare? Lasciarsi prendere dalla paura? Rintanarsi in casa dando la
colpa a destra e sinistra o prendere coscienza del problema?
Inginocchiarsi e pregare oppure alzare la testa e reagire? Non si
rischia la vita se si pone un limite, anche psicologico, all'orrore.
Sappiate solo una cosa: non è più la madonnina che domina Milano,
ma la 'ndrangheta.
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