Una corsa
sfrenata verso il destino che attende. Una vita che non ha tempo per
l'ozio, forse non ne sente il bisogno. Un viaggio inizialmente spinto
dal dovere, trasformatosi pagina dopo pagina in un qualcosa di
necessario, se non indispensabile. Così inizia il romanzo di David
Grossman e, per certi versi, così finisce. Una corsa verso ciò che
desideriamo, anche se ancora non ne conosciamo la natura. Quanti di
voi stanno già sorridendo a questa immagine così banale? E quanti
di voi non si sono trovati almeno una volta in questa situazione? Ed
è proprio questo il problema di Assaf, il giovane protagonista di
questa bellissima storia ambientata in una moderna Gerusalemme. Cosa
cerchiamo? Dove andiamo? Perché lo facciamo? Sono tutte domande che
Assaf si pone continuamente, come ci si aspetta da un ragazzo di
sedici anni. Ma ecco che una nuova strada si mostra davanti agli
occhi sognanti di questo ragazzo così sensibile ma dallo spirito
duro e forte come una roccia.
Qualcuno
con cui correre non è solo la storia di Assaf. Il libro narra le
vicende di Tamar, una bellissima ragazza tanto dolce quanto
coraggiosa e determinata. Una ragazza che ha sofferto tanto nella
vita, per la noncuranza dei genitori, per l'egoismo degli amici, per
la fuga del fratello, e che non ha più lacrime da piangere ma, come
lei stessa dice, ha solo un riso disilluso. Tamar ha una missione,
pericolosa per una sedicenne. Ma una forza interiore la spinge e le
fa raggiungere qualsiasi obiettivo lei si prefigga. Tamar ha una
compagna speciale, la sua cagna Dinka, che non la abbandona mai,
soprattutto nei momenti di difficoltà. Nel romanzo Dinka appare fin
dalle prime pagine assieme ad Assaf. Qualche lettore comincerà a
storcere il naso per quanto detto. "Ma come? Non lascia mai
Tamar e mò sta con Assaf?". Ecco il motivo per cui il romanzo
viene praticamente divorato dalla prima pagina all'ultima.
Non si
tratta di una storia per ragazzini. Non vi aspettate storielle
d'amore alla Moccia o teenager presi da problemi post-moderni in
tipico stile occidentale. In questa folle corsa c'è lo spazio per
molti temi importanti. Assaf e Tamar si troveranno catapultati in un
mondo meschino, senza valori, egoista e spietato, dove le persone
vengono sfruttate e dove manca il rispetto per l'essere umano.
Schiavi della paura e della droga, corpi senz'anima si aggirano per
Israele. In cambio riceveranno ciò che non hanno mai avuto: una
casa, una famiglia. A volte anche una dose: è proprio la droga uno
dei temi principale che Grossman mette in luce – chissà che non
l'abbia fatto con un velato intento di critica. Regina delle droghe
l'eroina, la spietata mietitrice. Ma nel buio c'è sempre qualche
spiraglio di luce. Le vie d'uscita sono ovunque, basta cercarle.
Il libro di
Grossman è una storia viva, cresce e si sviluppa insieme al lettore,
tiene costantemente sulle spine e obbliga a sfogliare una pagina dopo
l'altra. Nelle vie di Gerusalemme si incontreranno tanti personaggi
favolosi, ognuno con qualcosa di importante da condividere. Aprire
anziché chiudere è il vero senso della vita, non lasciarsi
sopraffare dalla paura e dalla diffidenza, ma offrire sempre una
possibilità alle persone, una chance per dimostrare il proprio
valore. Ed è questo il senso della corsa. Bisogna fermarsi, anche
spesso. Non si può mai sapere chi si incontra e quali favolose
esperienze possiamo vivere. L'uomo non è nato per vivere da solo. In
fondo, tutti abbiamo bisogno di qualcuno con cui correre.
Gabriele di Terlizzi
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