Bisogna ammettere che
guardare la televisione italiana è davvero difficile. Lo si può
anche fare, ci mancherebbe. D'altronde la noia e la pigrizia giocano
brutti scherzi alle nostre menti. Personaggi spiattellati in
televisione alla mercé di chiunque, storie strappalacrime, racconti
falsi, eroi di quartiere, crimini efferati, amori impossibili, gossip
da quattro soldi e chi più ne ha più ne metta. La cosa divertente è
che tutte queste novelle non sono spalmate sul palinsesto di ogni
singola emittente, ma basta uno solo show: il telegiornale. Quale
miglior modo di informarsi se non quello di mettersi a tavola la sera
e guardare tutto quello che accade sul nostro pianeta. Ma proprio
tutto. Non c'è nulla che sfugga all'occhio vigile del Grande
Fratello, inteso in senso orwelliano – che la Endemol non me ne
voglia. Se c'è qualche questione da prendere in considerazione,
possiamo star pur certi che il tiggì se ne occuperà. E se il male
verrà eliminato, non ci sarà più bisogno di parlarne.
Date queste premesse mi
sembra ovvia una cosa: gli extracomunitari non sono più un problema
per il nostro paese. Certo, gli italiani hanno tanti dilemmi a cui
pensare al momento. Evidentemente solo qualche mese fa erano più
disponibili, sii giravano i pollici tutto il giorno. Ora che c'è
questa dannata crisi, chi ha voglia di pensare a tutta quella gente
che arriva col barcone. Ammetto che l'articolo si sta sviluppando su
un sarcasmo troppo evidente, quindi andrò al sodo. Non si parla più
del problema immigrazione – vi ricordate l'espressione "esodo
biblico"? – perché questa paura è stata soppiantata da
un'altra più attuale e, a mio avviso, più concreta. Qualche mese
fa, dato che la crisi non aveva ancora sprigionato tutta la sua reale
potenza distruttiva, grazie anche all'occultamento del precedente
governo Berlusconi, bisognava tenere in allerta la popolazione con
pericoli di qualsiasi natura. Persino un bambino avrebbe intuito che
la soluzione sarebbe stata quella di lanciare solo servizi in cui
stranieri di tutte le nazionalità – con una preferenza per quelli
dell'est Europa -; i campi rom, gli zingari nei parchi, gente sbronza
che non parla italiano sono immagini suscettibili. È troppo facile.
Questo ricade
inevitabilmente nei discorsi quotidiani. Ormai nei mezzi pubblici non
si sente più parlare della questione immigrazione. Per non parlare
dei social network. Se ne trovano di tutti i colori: per esempio mi
ha colpito una persona su Facebook che, alla notizia dell'imminente
esodo di libici dopo i fatti della primavera araba, scrisse testuali
parole: «Stupri e
violenze saranno all'ordine del giorno».
Ora, mi sembra accertato che per "ordine del giorno"
intendesse ciò che il tiggì manda in onda all'edizione delle 20.
Non si vuole mettere in dubbio l'autenticità delle notizie, ma l'uso
incondizionato è davvero deplorevole. Non si vogliono nascondere i
problemi e non si vuole sminuirne l'entità. Ma una tale diffusione
di informazione produce un vizio irreparabile agli individui:
l'incapacità di pensare con la propria testa. Dal fatto che i tiggì
non parlino più degli extracomunitari, bisognerebbe dedurre che
siano scomparsi, che i barconi siano affondati e che per loro le
porte si siano completamente chiuse. In tal senso allora, per gli
xenofobi in particolare, dovrebbe essere un punto a favore del
premier Monti. Non vi illudete, non è così.
La
nostra persona – anima, spirito, chiamatela come volete – è
l'unica cosa che ci appartiene veramente. Non vale la pena ripetere,
come un pappagallo, tutto quello che viene riprodotto da una scatola.
Non si deve criticare una questione solo perché lo fa il grande
esperto di turno o una persona molto simpatica. Non bisogna illudersi
che un problema non esista perché la televisione non ne parla. La
crisi finanziaria ha sostituito il problema immigrazione per il
semplice fatto che non si può convivere con due angoscie
contemporaneamente. Da una situazione di paura si passerebbe a una di
terrore. Ma stiamo tranquilli. Appena questa crisi finirà – e
speriamo al più presto – stiamo pur certi che Essi torneranno.
Il fatto che la tv si appiattisca su un'unica agenda purtroppo è ormai cosa data. Anche i canali di informazione che erano più refrattari all'accettazione passiva di questo sistema si stanno accodando mollemente dietro al pensiero unico mediatico: basta stare sintonizzati su RAInews 24 per qualche ora per averne conferma.
RispondiEliminaLa cosa più triste è che il web, il luogo mediatico della libertà (di argomento, prima ancora che di espressione), in questo senso tende a seguire la tv, come evidenzia il tuo esempio sul commento dell'utente Facebook. E se questo deve diventare la rete, una replica in un altro linguaggio di ciò che il mezzo televisivo impone, allora preferisco il www degli anni '90, quel magma disorganico in cui le follie e le velleità private più disparate e bizzarre dettavano legge.
Hi thanks for poosting this
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