Metti un
sabato di luglio, giallo e vibrante. Metti tante persone, soprattutto
ragazzi in un piccolo borgo delle Langhe. Metti una serie di nomi in
cartellone da capogiro: da Don Gallo alla Littizzetto, da Ammaniti a
Verdone, da Zucchero a Vinicio Capossela, dai Subsonica a Moni
Ovadia, da Lella Costa ed Ezio Mauro, da Mario Calabresi a Philippe
Daverio. E poi mettici dentro la musica internazionale: da Boy George
alla Signora ed il Signore del Rock: Patti Smith e Bob Dylan. Mettici
tutto questo, tanta cucina sincera e generosa, un vino rosso da
invidia e degli abitanti che sono felici di vederti, ti tengono i
sacchetti in custodia, ti fanno passare per una band – che è un
po’ quello che in fondo avevi sempre sognato – facendoti
parcheggiare comodo comodo, in cambio di un passaggio, si affacciano
alla finestra per darti la carica, con un sorriso che non sente
tutte le 80 e passa primavere che ha e col pugno alzato mentre
l’altra mano, la destra, sventola l’Unità.
Ecco metti
tutto questo, dal mattino all’alba. E poi mettitici tu. Barolo.
Collisioni Festival.
C’è
caldo, c’è caos, c’è gioia, c’è tutto il colore e l’energia
di cui hai bisogno. Bimbi con le facce dipinte, tu che pensi: “
cavolo, la voglio anch’io!” – Cantine aperte ad ogni angolo.
Punti incontro in ogni piazzetta: ti fai largo a fatica davanti ad
un’ emozionata Patti Smith che si da ai reading nell’affollatissimo
pomeriggio. La verità però la senti sulla pelle, e negli occhi di
tutti quelli con te: Patti stasera canta. Siamo tutti lì per lei,
due ore dopo! Nel mentre scopri che c’è uno dei musei più geniali
d’Italia: il museo del vino. Grazie ai Marchesi Falletti per il
Castello che ci hanno lasciato, grazie a François
Confino, per il suo allestimento a dir poco meraviglioso. Con le
suggestioni rubine del Barolo doc, le degustazioni ad ogni respiro e
la chitarra o la voce del gruppo locale o meno che accompagna ogni
tuo passo, improvvisamente senti salire l’adrenalina. Nel lento
scorrere di una giornata intensa e mai ferma ma immersa nel
rilassante godimento, mattone per mattone, parola per parola, ad un
certo punto sale l’agitazione da attesa, da
“concerto-che-non-vedi-l’ora-che-cominci” e ti butti alla
caccia del tuo veloce pasto, perché ti aspetta la Piazza Rossa.
Mentre
scendi la strada che ti ci porterà, t’imbatti nello stand che
meglio rappresenta quella leggera sensazione di collisione che
avverti dopo sette ore di energica vitalità, “siamo alla frutta”:
bicchieri di anguria e pesche.
Arrivi sul
ciglio della piazza: suona Vinicio. Seduti a bere Barolo e mangiare
frutta. Poi il ballo di San Vito: tutti in piedi a cantare. E poi.
Beh, poi arriva il momento: Patti al microfono! Coi suoi capelli al
vento, la sua giacca da uomo scura, le sue mani e le sue gambe che
nervose tengono il tempo mentre canta: la sua voce anni ’70, la sua
forza, nelle luci rosse, che picchiano su di lei, sul castello, su di
noi. Ed infine, people have the power . Liberatorio. Tutti a cantare,
tutti a ballare, tutti a saltare!
“Don’t
forget it!” – dice lei. “The
answer is blowin' in the wind” – dirà lui due sere dopo, con la
sua voce calda del Minnesota.
Il vento è
arrivato, e non lo dimenticheremo. – diciamo noi, che siamo qui.
Ciao Patti,
ciao Bob, ciao Barolo.
(Cvd, Cassandra Voleva Dire)
E letto con Things have changed di Dylan nelle orecchie il tuo articolo direi che assume tutto un significato particolare...
RispondiEliminaDunque dalle tue parole apprendo forse tardivamente che essendo le 17,20 di lunedì mi si prospetterebbe un bivio drastico: stasera potrei essere davanti alla tivvù oppure davanti al Signore della Musica che suona dal vivo in una cornice semi-paradisiaca...mmmm
Queste sono strategie di vita che andrebbero vagliate con grande serietà :-)
Bell'articolo complimenti
grazie mille per il complimento... ed in cuor mio spero che tu abbia preso la macchina e sia arrivato a barolo! ...people are crazy and times are strange! e.
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