Come è ben
noto, in Italia non si perde occasione per schierarsi su fronti
opposti. Troviamo questa tendenza sia sul fronte politico,
berlusconiani o antiberlusconiani, sia sul piano storico, fascista o
partigiano, sia su un piano meramente culinario, pro o contro la
pizza. Possiamo stilare un lungo elenco di queste contrapposizioni
tipicamente nostrane. Ma, forse, un tema su tutti anima i cuori degli
italiani: il calcio.
Nell'ultimo
periodo il calcio ha dovuto affrontare sfide insidiose, arrivate sia
dall'interno, basti pensare al caso “calcio scommesse”, sia
dall'esterno. Una di queste è quella che ha coinvolto l'Ucraina,
paese ospitante, insieme alla Polonia, degli Europei 2012. Secondo le
fonti ufficiali e non, ci sarebbe stato un massacro di cani randagi
nelle città che avrebbero visto affrontarsi le migliori nazionali
d'Europa. Il fine era di rendere più sicuri paesi in vista della
grande affluenza di tifosi da ogni angolo del Vecchio Continente.
Kiev non ha mai rilasciato dichiarazioni interessanti a riguardo,
soprattutto non ha mai smentito. Ma dalle immagini e dai video
diffusi in rete, tutti i dubbi sembrano dissiparsi.
I media
italiani, conoscendo il grande interesse della popolazione su temi
riguardanti i “nostri amici a quattro zampe” - è degli ultimi
giorni il lancio della rubrica Tg bau e miao (ogni commento
ulteriore sarebbe superfluo) del Tg5 -, hanno coperto una
buona parte dei loro palinsesti, approfondendo il tema. Ma
l'indignazione vera è scoppiata sui social network. Qui
torniamo al collegamento con gli Europei di calcio. Infatti uno degli
appelli più gettonati in rete era: “Boicottiamo gli Europei: non
guardiamo le partite per vendicare i cani uccisi”. Ora, parliamoci
chiaro. Chi vuole “boicottare” i match non li avrebbe visti
comunque. Appartiene allo schieramento di coloro che odiano il
calcio. Questa è semplicemente una giustificazione in più. Non si
mette in dubbio l'interessamento dei boicottatori per la vita degli
animali, ma non è necessariamente maggiore di coloro che guardano le
partite e si divertono nel farlo.
È la solita
propensione che accompagna molti individui: il conformismo
dell'anticonformismo. Si afferma di non appartenere alla tendenza
dominante per associarsi, in ugual misura, ad un'altra sempre
dominante, ma di peso minore. Questo fenomeno si vede in molti
aspetti della vita quotidiana: non vado da McDonald's ma bevo
litri di Coca Cola; odio le discoteche ma frequento solo
centri sociali; disprezzo lo smartphone ma compro un computer
da 1500 euro; e così via. Non è necessario rendere pubblica la
propria vita. Non è indispensabile spettacolarizzare il proprio modo
di pensare. Quello che si nota – e spero di non essere troppo
assolutista – è che certe adesioni a “iniziative” inutili e
stupide, è che si tenta di avvalorare le proprie ipotesi aggiungendo
elementi presi qua e là, così da rendere maggiormente motivato il
proprio comportamento. Se non si vuole vedere una partita di calcio,
non la si guarda, ma non si pretende che tutto il mondo non si goda
lo spettacolo. A questo proposito, per i più testardi, consiglio di
guardare una puntata dei Simpson, “Lisa la vegetariana”. Certi
insegnamenti di vita si possono imparare anche da piccoli canali di
comunicazione, come i cartoni animati.
PS Ma tutta
questa indignazione dov'era mentre venivano sterminate centinaia di
persone in Siria, tra cui tanti bambini? Forse la vita degli animali
vale di più rispetto a quella degli esseri umani? Io non credo.