L'Aquila, 6 aprile 2009. Una fortissima scossa di terremoto. Poi solo morte, desolazione e paura. L'Aquila, 27 aprile 2012. Tre anni dopo. Nulla, o quasi è cambiato. Il cuore della città è fermo. Sembra ancora lontano il ritorno alla normalità. Eppure di tempo ne è passato ma nessuno ha fatto niente. Il fiume dell'ipocrisia ha trovato il proprio percorso in un flusso inesorabile di parole. Se le promesse, poco dopo il triste accaduto, suonavano come una viva speranza a cui aggrapparsi, il silenzio di questi ultimi mesi ha il sapore della beffa. Spenti i riflettori, esaurita l'onda emotiva tutto è restato tale e quale a tre anni fa. L'Aquila non è ripartita. Ne sono testimoni i cittadini. Ne sono testimoni i nostri occhi nel vedere una città, per certi versi, fantasma. Ci sono ancora da rimuovere il 95% delle macerie. Un dato, a dir poco, agghiacciante. Più che di ricostruzione sarebbe giusto parlare di un'operazione di marketing. Una corsa sfrenata di rilancio, già poche ore dopo il terremoto, a cui tutti volevano partecipare. Governo e istituzioni in testa. Ma al momento di tradurre in fatti e azioni concrete le belle parole di circostanza un silenzio assordante ha preso il sopravvento. Le belle promesse cadute nel dimenticatoio. Vedere ancora dentro le abitazioni, o quello che resta, vestiti stesi sullo stendipanni, post-it con la lista della spesa e promemoria della giornata attaccati al frigorifero è terribilmente angosciante. E' proprio il vissuto quotidiano quello che manca di più. Nonostante gli abruzzesi, plasmati nel carattere e abituati a lottare in una terra con un clima duro e un terreno impervio non si sono mai inginocchiati davanti al loro destino. Si sono rialzati fin da subito con una dignità straordinaria. Ma questo non basta. Non può e non deve bastare. I cittadini devono essere presi per mano dalle istituzioni. Non abbandonati nell'oblio con promesse fatte e mai mantenute. Troppo facile così. Ma forse solo il fatto di parlarne, di tirare nuovamente fuori l'argomento può servire. Serve attenzione, serve che la luce dei riflettori mediatici torni ad illuminare la scena. Ma il tutto non deve essere fine a se stesso. Questa volta non sarebbe accettabile. L'Aquila e gli aquilani hanno tutto il diritto di vedere spuntare un pò di luce in fondo al tunnel. Basta buio. Le ombre dei ponteggi sui palazzi ricordano quelle della corruzione sugli appalti. Basta omertà.
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