Si possono
uccidere 140 persone in due giorni? Tra queste ci possono essere 49
bambini? Si può puntare la pistola sulla tempia di una donna e
premere il grilletto, senza pietà? La risposta per tutte queste
domande è quella che nessuno vorrebbe dare. Si.
La Siria si
è macchiata per l'ennesima volta del sangue di innocenti. Nella
giornata di sabato, le milizie fedeli al regime di Bashãr
Al-Assad hanno attaccato la città di Hula, covo di presunti ribelli
stando alle fonti ufficiali. Una strage: 108 vittime, tra cui 49
bambini e 34 donne uccisi a bruciapelo. Queste testimonianze arrivano
dai sopravvissuti al massacro. Ma non è finita qui. Secondo alcuni
esponenti delle opposizioni, domenica c'è stato un nuovo attacco
presso la città di Hama. Stando alle fonti, quest'azione repressiva
avrebbe causato la morte a 30 persone. Dall'inizio delle proteste
contro il regime, il numero dei morti è terrificante: ha già
abbondantemente superato le 10mila vittime. Da Damasco invece
giungono smentite. Assad ha affermato di «essere
completamente estraneo ai fatti».
Le mani di Assad non sono
sporche di sangue, sono semplicemente incrostate. Solo che non se ne
è reso ancora conto.
In
un contesto in cui la disinformazione e la censura dilagano, è
complicato trovare la conferma di questi fatti. Come se non bastasse,
i giornalisti sono i primi obiettivi delle truppe governative. Questo
non vale solo per i reporter locali, ma anche per quelli
internazionali. Solo nel 2012 le vittime del mondo dell'informazione
sono sei. Due di loro sono francesi, una americana. Una battuta
infelice ci sovviene: se non ci sono nostri connazionali, le tv
italiane non ne parlano.
Ci
si aspetterebbero risposte pesanti dall'Onu. Invece tante chiacchiere e
pochi fatti. Soluzioni diverse vengono illustrate al Palazzo di
Vetro. L'ultima in ordine cronologico sarebbe un'operazione in stile
Yemen, ossia la sostituzione del vecchio leader – Assad nel caso
siriano – con uno nuovo, appoggiato e approvato dalle Nazioni
Unite. Nonostante questi “grandi” progetti, quello che risulta
chiaro è che non hanno fretta. I morti non si contano più, per i
bambini non c'è futuro e anche chi non si oppone al regime rischia
la vita tutti i giorni. Tra un caffè e l'altro, forse, prenderanno
una decisione. Se 10mila morti non sono una buona ragione, allora
quale potrebbe essere? Ah già, che stupido...
Ciao,
RispondiEliminaEntro oggi in questo blog su invito di un caro vecchio amico, e dopo aver letto questo articolo devo purtroppo già prenderne le distanze. Come hai scritto tu stesso "In un contesto in cui la disinformazione e la censura dilagano, è complicato trovare la conferma di questi fatti", però dai per scontato che la strage sia stata commessa dalle truppe governative. Sulla base di quale convinzione? Facendo così ti allinei alla NATO ed ai media di regime che in nome dei "diritti umani" giustificano guerre vergognose come quella in Libia, che portano solo distruzione per la povera gente, e vantaggi geopolitici ed economici per i potenti.
Non ho bisogno di andare su un blog per leggere le stesse cose che trovo su Repubblica o sul TG1. Ti do solo un suggerimento. Cerca canali di informazione alternativi.
Ciao
Marco
Caro Marco, capisco perfettamente le tue perplessità. Per quanto riguarda le fonti, il discorso può essere molto complicato. Se avessi la possibilità di andare a guardare con i miei occhi quello che sta succedendo in Siria, puoi stai tranquillo che ci andrei. Siccome così non è, mi devo affidare a fonti che, senza voler fare polemica, non sono nè Repubblica nè il Tg1. Una di queste è Reporter Senza Frontiere, che svolge un lavoro molto importante in zone di guerra e di violenza. La credibilità di un media poi è una questione soggettiva, l'unica fonte certa sono in nostri occhi.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le mie accuse dirette al governo di Assad, lo ribadisco ancora adesso. Non ho molta esperienza in termini di gruppi terroristici o paramilitari, ma un'azione violenta che si protrae da molto tempo, come in Siria, è difficile da sostenere se non c'è un forte appoggio economico. 10mila persone - e non è demagogia - sono tante da ammazzare. Purtroppo tutti sono in grado, ma ti consiglio di andare a vedere qualche fonte di informazione in più, non Repubblica o il Tg1, per rilevare che l'uso di carri armati e artiglieria pesante, spesso e volentieri, è a uso esclusivo del governo. Poi se vogliamo affidarci a fantasie hollywoodiane, possiamo sempre immaginare che qualcuno le abbia rubate, che ci sia un gruppo di brutti ceffi che vogliono conquistare Damasco, che sia un A-team in cerca di vendetta. Vogliamo forse credere che non sia una repressione da parte di una dittatura per arginare la rivolta di un popolo che ha smesso di voler vivere nella miseria, nel controllo perenne e nella violenza gratuita? Va bene. Quando vogliamo siamo in grado di credere in balle molto meno convincenti.
Infine per quanto riguarda l'atteggiamento della Nato, ammetto che sono stato insoddisfacente. Non è stato giusto attaccare la Libia, sappiamo bene gli interessi che c'erano dietro e sappiamo bene quanto l'Italia sia stata danneggiata nel perdere gli accordi commerciali con Gheddafi. Però uno sterminio di massa come quello in terra siriana non può essere guardato con sufficienza e disinteresse. Purtroppo o per fortuna è necessario un intervento, subito. Non significa che bisogna intervenire come nei Balcani o come in Libia. Ma ci vuole un pugno di ferro contro un dittatore come Assad, che è disposto a massacrare il suo popolo pur di tenere il sedere sulla sua poltrona.
Sono contento che tu abbia criticato il mio "articolo", perché vuol dire che l'hai letto con attenzione. Mi piacerebbe continuare a discutere con te - mi sono preso la confidenza di darti subito del tu - perché la mia posizione è molto più complessa di quello che riesco a esprimere in 3000 battute. Ma questo non è neanche il mio blog di pensiero, cerchiamo di fare informazione e a volte cadiamo nel banale e nel ripetitivo. Ma per quanto mi riguarda preferisco condannare 100 volte le azioni in Siria, insieme a Repubblica e al Tg1, che non parlarne affatto.
Mi dispiace che non vorrai continuare a leggere il nostro blog, perché una voce critica come la tua ci è utile per formare quel dibattito che mi ero promesso all'inizio di questo progetto. Comunque le tue scelte sono le migliori che puoi fare. Ti ringrazio.