Marco ha
compiuto otto anni da poco più di un mese. I suoi ricordi sono
confusi, annebbiati, incerti. Marco è tornato a casa dopo aver
passato il pomeriggio al campetto con gli amici. Si lava, legge
Topolino e si prepara per la cena. Era l'estate del 1991. Il papà di
Marco accende la televisione, non ha voglia di parlare quella sera, è
troppo stanco. Mette il telegiornale. Marco non ricorda su quale
canale fosse, non ha molta importanza. C'è una notizia che sovrasta
tutte le altre: lo sbarco della nave Vlora, con a bordo 12 mila
profughi albanesi. Marco osserva la scatola mentre gli vengono
bombardati in testa quelle immagini. L'imbarcazione è completamente
ricoperta di persone. Marco viene investito da video, commenti,
dichiarazioni. Marco vede personaggi politici piangere. Marco sente
per la prima volta un'espressione che lo terrorizzerà per il resto
della vita: "esodo biblico".
Gli anni
passano, ma le televisioni continuano a trasmettere la stessa
immagine. Certo, le navi sono più piccole, le chiamano "barconi"
ora. Marco percepisce una cosa: più gli immigrati aumentano più
aumentano i reati. Ci deve essere una connessione. Marco comincia ad
avere paura degli albanesi. Ne trova uno per strada un giorno. Non è
sicuro che sia albanese, ma sarà sicuramente uno slavo. Che
differenza c'è? Non ci pensa due volte e cambia marciapiede.
Marco cresce
e con lui l'intolleranza per gli immigrati clandestini, così come
vengono chiamati dai media. Prima giocava a calcio coi suoi amici,
ora passa il tempo a insultare un gruppo di marocchini dall'altra
parte del parco. E già. Infatti le televisioni hanno smesso di
parlare degli albanesi e si dedicano ad altre nazionalità. Marco è
consapevole che gli stanno sulle palle tutti coloro che salgono su
quei barconi per venire in Italia. Punto e basta.
Marco è
grande ora e si dedica alla politica. Prima viene attratto dal
fascismo poi, dato che comprende l'impossibilità di votare un
partito morto sessant'anni prima, si avvicina a un partito che fonda
la sua campagna politica sulla lotta all'immigrazione, la Lega Nord.
Non importa che suo padre sia calabrese. Non importa che abbia una
bandiera dell'Italia attaccata sopra il suo letto. Non importa che
non sappia minimamente cosa sia il federalismo o la secessione. I
manifesti elettorali con l'indiano sono abbastanza soddisfacenti per
lui.
I ricordi
continuano ad accavallarsi l'uno sopra l'altro. Marco si ricorda
dell'11 settembre. Il pericolo, quello stesso pericolo che aveva
percepito per tutti questi anni, si è fatto reale. Dei terroristi
islamici hanno dirottato due o tre aerei e si sono schiantati sulle
Twin Towers, facendo una strage. Da quel momento si aggiunge
l'ennesimo rischio per la società occidentale, quello religioso. Il
fondamentalismo, di cui Marco non aveva mai sentito parlare, si fa
largo nella sua mente e scava dei tunnel che lo segneranno per il
resto della sua vita. Approva le invasioni di quelle terre ostili.
Guarda con stupore misto gioia le luci provocate dalle bombe
sganciate su Baghdad. Ma non c'entra niente l'Iraq con le torri! Sono
sempre musulmani, prevenire è meglio che curare, pensa Marco.
Gli anni
continuano a passare e il pericolo continua a mutare. I vecchi
"nemici" vengono sostituiti o affiancati da altri, questa
volta provenienti da ogni angolo del mondo. Est Europa, Sud America,
Medio Oriente, Maghreb, Asia e chi più ne ha più ne metta. Per non
parlare dei Rom! Marco è schifato, non ne può più. Marco frequenta
l'università e ritiene che la vera colpa sia della globalizzazione.
Marco è razzista, ma di quelli che disprezzano da dentro. Non è
violento. Lo è nella sua testa, ma non attaccherebbe mai uno
straniero. Almeno non da solo.
Marco torna
a casa una sera e accende la televisione. Si parla solo della
"primavera araba" e delle inevitabili conseguenze. Sente
per l'ennesima volta quella parola che ha segnato tutta la sua vita,
"esodo biblico". Non ne può più. Si connette a internet
ed entra in Facebook. Vomita il suo disprezzo sul web e si augura che
quei maledetti barconi affondino. Marco esce a farsi una birra con
gli amici quella sera. È
stanco e confuso, troppe immagini hanno affollato la sua mente,
troppe navi hanno solcato il mare italiano, troppe persone
indesiderate sono arrivate nel suo paese. Marco non vede più
individui, vede solo una massa indistinta. Uno vale l'altro. Mentre
si fuma una sigaretta ne vede uno. La sua mente è vuota, il suo
cuore no. Marco tira fuori il coltello. Marco odia, ora.
Nessun commento:
Posta un commento